Vincenzo Barone: «Unità e semplicità, la lezione di Einstein»

Tutto cambia, ma tutto è relativo. A cent’anni di distanza, la teoria generale che ha cambiato il mondo della Fisica, ci insegna a guardare in modo nuovo anche le differenze

Di Giuseppe Mariggiò

Poco più di cinquanta pagine scritte in tedesco. Titolo originale: “La base del generale teoria della relatività” (Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie). Autore Albert Einstein, ex impiegato dell’ufficio brevetti di Berna, professore di Fisica e Premio Nobel nel 1921. Quando, lo scienziato formula per la prima volta la sua teoria è il 1905 che riesce a mettere insieme fisica galileiana ed elettromagnetismo. Dieci anni dopo, l’equazione di campo di Einstein, che descrive la gravità come la curvatura dello spaziotempo in funzione della densità di materia, dell’energia e della pressione, risolve il conflitto tra la relatività ristretta e la teoria della gravitazione di Newton. è l’inizio di una nuova era per la fisica e di un nuovo modo di considerare l’universo, dove materia e spazio suono le due facce della stessa medaglia. A cent’anni esatti dalla pubblicazione di quell’articolo, la lezione di Einstein impastata di filosofia, fisica e intuito matematico ci guida ancora oggi ai confini della conoscenza dell’ordine del mondo, dove «tutto rimane invariato, anche se cambiamo qualcosa» – come spiega Vincenzo Barone, professore di Fisica teorica all’Università del Piemonte Orientale, in occasione di una delle conferenze più attese della tredicesima edizione di BergamoScienza. «Al centro del concetto di simmetria, il princìpio di invarianza delle leggi di natura, c’è un’idea che, come spesso succede nella scienza, sfida il senso comune. Per quanto possa sembrare strano, un asserto paradossale e contraddittorio come questo ha implicazioni di enorme portata per la conoscenza del mondo fisico. Lo si è capito per la prima volta con la teoria della relatività di Einstein, il cui postulato principale afferma che tutto rimane com’è anche se cambia il sistema di riferimento. In pratica, i fenomeni fisici avvengono nello stesso modo per osservatori che si muovono l’uno rispetto all’altro». «Einstein non fu mai un vero matematico. Fu soprattutto un fisico teorico nel vero senso di questa parola e nel suo eterno tentativo di eliminare il dualismo tra le due forse note all’epoca, la gravità e l’elettromagnetismo. Le due teorie della relatività – la relatività speciale e la relatività generale, universalmente considerata come la più bella teoria della fisica – hanno rivoluzionato non solo la nostra visione dell’universo (spazio, tempo, moto, gravità), ma anche il modo stesso di concepire la conoscenza fisica. Esse sono il frutto dell’ostinata ricerca da parte di Einstein di trovare unificare le leggi di natura e quelle della semplicità logica».

Vincenzo Barone è intervenuto domenica 11 ottobre a BergamoScienza Introduzione di Alfredo Tomasetta della Scuola Superiore Universitaria IUSS Pavia.

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