Pier Andrea Mandò, la fisica che difende l’arte

Quale contributo può dare la fisica nucleare alla conoscenza e alla conservazione delle opere d’arte?

Di Giuseppe Mariggiò

Lo stesso tipo di strumentazioni e tecnologie sviluppate nell’ambito della Fisica Nucleare (acceleratori, rivelatori, etc.) e utilizzate per indagare le proprietà di nuclei e per verificare l’esistenza di particelle elementari che compongono la materia, come il Bosone di Higgs, possono essere utilizzate per determinare la composizione dei materiali impiegati in un’opera d’arte o per datare reperti archeologici, storici, artistici. Dalla datazione dei papiri ai manoscritti di Galilei, i tesori dell’arte di ogni epoca, non solo non avranno più segreti ma avranno nella scienza un nuovo alleato per vincere la sfida del tempo. La fisica nucleare e le sue tecnologie, in particolare quelle basate sull’uso degli acceleratori di particelle, sono molto importanti per la datazione certa dei reperti e per l’analisi non distruttiva dei materiali. Queste applicazioni rappresentano la nuova “cassetta degli attrezzi” di storici dell’arte e archeologi nel lavoro di ricostruzione del passato, e possono contribuire non solo a scoprire insospettabili falsi, ma anche a intervenire con cognizione di causa sulle opere che richiedono interventi conservativi. Come fisico nucleare sperimentale, Pier Andrea Mandò ha inizialmente lavorato nel campo della ricerca di base, in particolare con attività nel settore della spettroscopia nucleare. In seguito, ha dedicato la sua attività di ricerca allo sviluppo di applicazioni di tecniche nucleari in vari settori, principalmente quello degli studi sull’inquinamento ambientale e quello dei beni culturali.

Pier Andrea Mandò Dip. Fisica e Astronomia, Università degli Studi di Firenze è intervenuto domenica 11 ottobre a BergamoScienza.

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