Silvestro Micera, verso la mano bionica

LifeHand 2, l’integrazione tra artificiale e naturale che ci permetterà di avere una seconda possibilità e migliorare la qualità della vita

Di Giuseppe Mariggiò

La tecnologia è empowerment. Serve a ridurre le differenze che creano squilibrio. La tecnologia permette a un malato di SLA di comunicare e a un bambino che ha perso le gambe di tornare a correre. La tecnologia serve a imparare, a non sentirsi soli, a compiere imprese che sembravano impossibili, come restituire la sensibilità di una mano, permettere di vedere di nuovo dopo un incidente, sentire la voce delle persone che amiamo per la prima volta. E forse, la tecnologia ci renderà più umani, con una completa integrazione tra “artificiale” e “naturale”.
Ma quali sono i risultati recenti e le prospettive future della bioelettronica? Il progetto LifeHand 2 ha sperimentare l’uso di una protesi biomeccatronica di arto superiore da parte di un paziente amputato. Una mano artificiale in grado di dialogare direttamente con il cervello attraverso quattro elettrodi intraneurali, impiantati nei nervi mediano e ulnare del moncherino del soggetto. La sostituzione di una mano mancante con una protesi artificiale funzionale è un antico bisogno e desiderio. La mano è uno strumento potente e la sua perdita provoca gravi problemi dal punto di visita fisico e psicologico. La necessità di un arto protesico versatile con controllo motore intuitivo e feedback sensoriale realistico è enorme e il suo sviluppo è assolutamente necessario per il prossimo futuro. Finanziato dall’Unione Europea e dal ministero della Salute, LifeHand 2 prosegue il programma di ricerca di CyberHand che per la prima volta al mondo sperimentò la risposta di comandi di movimento trasmessi direttamente dal cervello del paziente. Nella sua presentazione per BergamoScienza, Silvestro Micera dell’Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant’Anna e dell’École Politechnique Fédérale de Lausanne, Svizzera ha raccontato i recenti risultati sulla possibilità di registrare le informazioni motore da nervi efferenti, utilizzando impianti intraneurali. «Abbiamo dimostrato che utilizzando questo approccio è possibile ripristinare la connessione bidirezionale tra una protesi di mano e il sistema nervoso. Questa scoperta può aprire interessanti opportunità per lo sviluppo di protesi di mano più efficaci e utili».

Silvestro Micera è intervenuto domenica 11 ottobre a BergamoScienza. Introduzione di Andrea Remuzzi, Università degli Studi di Bergamo

L’intervista a Silvestro Micera su Data Manager di novembre 2015.

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